Il Museo Archeologico Nazionale di Paestum
Il Museo archeologico nazionale di Paestum sorge nel cuore dell’antica città di Poseidonia-Paestum e sin dal 1952 conserva ed espone una delle più importanti collezioni archeologiche d’Italia. Da ottobre 2023 il museo propone al pubblico un allestimento completamente rinnovato, ampliato e ricco di apparati didattici e contenuti multimediali. Un museo per tutti, che garantisce la massima accessibilità e offre esperienze di visita diversificate.
Sale espositive, depositi e archivi accolgono una straordinaria quantità di reperti e documenti, che sono il risultato di oltre cento anni di ricerche e scavi e che raccontano la storia della città di Poseidonia-Paestum e del territorio circostante. Dalle più antiche testimonianze della presenza umana, risalenti a circa 40.000 anni fa, si ripercorrono tutte le tappe della Preistoria e Protostoria della piana del Sele, attraversando poi le fasi di sviluppo della città di Poseidonia-Paestum in epoca greco-lucana, romana, tardoantica, medievale e moderna, fino alla riscoperta del sito nel Settecento e all’interesse manifestato da studiosi ed eruditi del Grand Tour per i monumenti e la storia della città.
Tra le opere identitarie spiccano l’eccezionale ciclo di metope (lastre di pietra scolpite con episodi mitologici) che decorava il tempio del santuario di Hera sul fiume Sele nel VI secolo a.C., la celebre Tomba del Tuffatore risalente al V secolo a.C., le lastre dipinte delle tombe lucane del V- IV secolo a.C. e la statua in bronzo del sileno Marsia rinvenuta nel Foro della città romana.
Laboratori, uffici, biblioteca e sala studio sono il cuore pulsante del museo, i luoghi in cui ogni giorno il personale tecnico-scientifico dei Parchi si prende cura del patrimonio culturale, collaborando con studiosi e professionisti esterni a progetti di ricerca, conservazione, restauro e valorizzazione.
Il museo si propone anche come un luogo di incontro, in cui costruire nuovi significati sociali e culturali grazie ad attività inclusive e partecipative di vario tipo: attività didattiche, mostre temporanee, conferenze e convegni, eventi e rassegne di arte, scienza, musica, teatro e tanto altro.
Nel bookshop è possibile acquistare guide a stampa e altri strumenti di supporto alla visita, pubblicazioni scientifiche e divulgative in italiano e nelle più diffuse lingue straniere e gadget di vario genere.
La Storia del Museo
L’edificio museale non è solo un “contenitore” di reperti, narrazioni e attività, ma ha anch’esso una storia da raccontare come vero e proprio bene culturale di particolare interesse storico-architettonico.
Il museo fu progettato negli anni Trenta del Novecento dall’architetto Marcello De Vita per volontà dell’allora soprintendente Amedeo Maiuri, al fine di ospitare lo splendido ciclo di metope in pietra scolpite con episodi mitici, realizzate intorno al 570-560 a.C. per decorare un edificio di culto e rinvenute proprio in quegli anni nel santuario di Hera sul fiume Sele. A causa dello scoppio della Seconda guerra mondiale l’edificio fu però completato e inaugurato solo nel 1952. Il nucleo centrale del museo, di impronta razionalista, ricorda la forma di un tempio con vano interno (cella), podio di tre gradini e pilastri lungo il perimetro per alludere a un colonnato; in alto, sulle pareti esterne della cosiddetta Sala “Cella” furono posizionate le metope che tuttora i visitatori possono ammirare.
Nel corso del tempo il museo è stato più volte ampliato per accogliere l’enorme quantità di reperti messa in luce nelle numerose campagne di scavi e ricerche condotte nella città, nelle necropoleis e nei santuari di Paestum e nel territorio circostante. Le sue sale sono state, inoltre, interessate da vari interventi di riallestimento per far fronte alle nuove scoperte e al variare dei criteri espositivi. Il primo ampliamento fu realizzato a partire dal 1959 con la costruzione di una nuova sala per esporre ulteriori metope e gli altri materiali provenienti dalle indagini condotte nel santuario di Hera sul fiume Sele. Con un secondo intervento di ampliamento, avviato nel 1968, fu aggiunto un grande corpo di fabbrica nella parte posteriore del museo per le sale dedicate ai santuari urbani, alle necropoleis e alle tombe dipinte; una nuova sala fu riservata alla rinomata Tomba del Tuffatore, scoperta nel 1968 dal soprintendente Mario Napoli. Nel cortile esterno, in un dialogo ideale con la tomba, fu posizionata nel 1972 un’opera dell’artista Carlo Alfano appartenente al ciclo “Tempi prospettici”, la prima installazione di arte contemporanea in un museo archeologico italiano: una vasca in marmo con acqua in movimento e cinque cilindri di vari materiali e altezze. In anni più recenti è stato condotto un terzo intervento di ampliamento con l’aggiunta di una sala al piano superiore, che dal 1999 espone i reperti di epoca romana.
Per rispondere alla necessità di ristrutturare l’edificio e di aggiornare l’intero allestimento ai nuovi criteri della didattica, comunicazione e accessibilità museale, nel 2019 e nel 2023 sono stati avviati due importanti interventi finanziati con fondi PON “Cultura e Sviluppo” FESR 2014-2020 finalizzati al ripensamento complessivo del museo in modo più funzionale alle nuove esigenze. I lavori di ristrutturazione delle componenti strutturali e impiantistiche dell’edificio sono stati affiancati dal progetto di riallestimento complessivo della collezione archeologica con un percorso espositivo del tutto nuovo.
Il percorso di visita del Museo Archeologico Nazionale di Paestum
Il nuovo percorso espositivo del museo è organizzato in sezioni che, attraverso i monumenti e i reperti, raccontano la storia dell’antica città di Poseidonia-Paestum e del vasto territorio compreso tra il fiume Sele, a nord, e il promontorio di Agropoli, a sud, dal Paleolitico fino a oggi. L’esposizione dei manufatti originali è corredata da apparati didattici e contenuti multimediali realizzati secondo le più aggiornate linee guida in materia di comunicazione e accessibilità museale, che consentono di approfondire i contenuti e di personalizzare l’esperienza di visita.
L’allestimento ripropone idealmente la sequenza stratigrafica di uno scavo archeologico: dal basso verso l’alto, dal più antico al più recente.
La visita inizia al piano seminterrato con la Sezione “Preistoria e Protostoria”, che ricostruisce le più antiche fasi di frequentazione e di occupazione del territorio.
Si prosegue al piano terra e al primo piano con la Sezione “La città greco-lucana” dedicata alla storia della città di Poseidonia in età greca e lucana.
Il secondo piano ospita la Sezione “Paestum: dalla città romana a oggi”, che illustra le trasformazioni avvenute nella città di Paestum in età romana, tardoantica, medievale e moderna fino alla “riscoperta” del sito nel Settecento e ai più recenti sviluppi degli studi e delle indagini archeologiche.
Dal piano seminterrato si accede anche alla nuova Sezione “Oltre il museo” dedicata ai depositi dei reperti archeologici, che ogni giorno è possibile visitare accompagnati dal personale del museo.
Al piano terra del museo è presente, inoltre, uno spazio destinato a ospitare piccole mostre temporanee di reperti e a comunicare i risultati delle più recenti ricerche archeologiche.
Sezione “Preistoria e Protostoria”
La Sezione “Preistoria e Protostoria” (piano seminterrato) è dedicata alla memoria dell’archeologo Gianni Bailo Modesti, che ne curò il primo allestimento nel 2007.
Prima della fondazione della città greca e della conquista lucana e romana, il territorio di Paestum è stato frequentato ininterrottamente per migliaia di anni. L’allestimento offre una panoramica della più antica presenza umana nell’area, a partire da circa 40.000 anni fa e fino al 600 a.C. circa, abbracciando un lungo arco cronologico dal Paleolitico all’età del Ferro e oltre.
La prima sala è dedicata alla cosiddetta “Cultura del Gaudo” diffusa nell’età del Rame (3.500-2.500 a.C.), di cui si conservano importanti testimonianze archeologiche scoperte casualmente in località Gaudo, 1,5 km a nord Paestum, nel corso dell’operazione Avalanche durante la Seconda guerra mondiale. Grandi sepolture collettive scavate nella roccia, come quella ricostruita al centro della sala espositiva, accoglievano i defunti e i loro corredi composti da oggetti lavorati a mano di grande varietà ed eleganza formale, quali armi e strumenti di uso comune in selce o in rame e contenitori in ceramica di impasto. Tra i vasi più caratteristici del periodo spiccano le “pissidi” con coperchi dalla particolare forma e decorazione che potrebbe rimandare a modelli di antiche capanne.
A seguire, un lungo corridoio racconta l’evoluzione del popolamento, delle produzioni artigianali e dei rituali funerari nel territorio attraverso le varie fasi del Paleolitico, Neolitico, età del Rame, età del Bronzo ed età del Ferro fino alla fondazione della colonia greca di Poseidonia. Di particolare interesse è una statuetta femminile in terracotta della cosiddetta “Venere neolitica” (5.000-4.500 a.C.), caratterizzata da fianchi molto sviluppati e generalmente interpretata come immagine di culto collegata alla fertilità.
Sezione “La città greco-lucana”
La Sezione “La città greco-lucana” (piano terra e primo piano) è la più ampia del museo e ripercorre la lunga storia della città dalla fondazione della colonia greca (600 a.C. circa) alla conquista lucana (seconda metà del V secolo a.C.) fino alla deduzione della colonia latina (273 a.C.), facendone rivivere gli spazi.
La sala “I santuari – Architettura” (piano terra) è dedicata allo sviluppo dell’architettura templare e dell’ordine dorico. Qui si espongono elementi architettonici e decorativi in pietra e in terracotta dipinta appartenenti ai templi e agli altri edifici sacri del santuario di Hera sul fiume Sele e dei santuari urbani settentrionale e meridionale di Paestum. La sala ospita anche una vetrina storica del museo riallestita con splendidi vasi a figure rosse di età greca e lucana, importati da Atene e prodotti a Paestum, che raffigurano i principali dèi ed eroi venerati in città.
La sala “I santuari – Culti” (primo piano), strettamente collegata alla precedente, illustra i rituali che si svolgevano in onore degli dèi nei santuari urbani e nel santuario di Hera sul fiume Sele esponendo i doni votivi e gli altri oggetti usati nelle cerimonie sacre: statuette in pietra e in terracotta, ceramica figurata d’importazione e di produzione locale, armi e oggetti di ornamento in metallo, manufatti in osso e avorio, un cippo in pietra con dedica al centauro Chirone, un altare iscritto e molto altro. Le vetrine danno spazio anche alla rappresentazione delle principali divinità venerate, come Hera e Athena. Tra le novità dell’allestimento spicca una meravigliosa testa barbata in bronzo rinvenuta nel fiume Sele, forse parte di una scultura a dimensioni naturali di incerta datazione.
Nella sala “Cella” (piano terra) si racconta la storia del museo e si espongono le lastre dipinte di una tomba lucana frutto di scavi clandestini (IV secolo a.C.), sequestrate negli USA nel 2022 e restituite a Paestum nel 2023. Sia dal piano terra che dal primo piano è visibile il celebre ciclo di metope arcaiche scolpite del santuario di Hera sul fiume Sele (570-560 a.C.), lasciate immutate nel loro allestimento storicizzato sulle pareti esterne della sala “Cella”, ma ricontestualizzate nel nuovo percorso di visita. La sala è spesso usata anche per mostre temporanee, conferenze, attività didattiche ed eventi culturali.
La grande sala “Lo spazio pubblico” (piano terra) ricrea all’interno del museo un’area di aggregazione e incontro per i visitatori simile all’antica agorà, la piazza destinata in età greco-lucana alle attività politiche e commerciali. Alla moneta e alla sua produzione e circolazione in città sono dedicati un allestimento e una proposta didattica specifica, che consentono al pubblico di esplorare questo tema centrale dell’economia antica. Nella sala rivive lo spazio dell’agorà con i suoi principali edifici, ricostruiti anche nelle illustrazioni di grande formato applicate a parete: l’heroon (sacello dell’eroe-fondatore risalente al 510 a.C. circa) con uno straordinario corredo di vasi in bronzo, anfora attica a figure nere, spiedi in ferro e resti di una sostanza organica di incerta interpretazione; l’ekklesiasterion (edificio per assemblee costruito intorno al 480-470 a.C.), da cui proviene tra l’altro una celebre stele iscritta in osco. La sala ospita anche una gradinata dalla forma ispirata all’antico ekklesiasterion, capace di accogliere il pubblico in occasione di eventi culturali.
La sala “La Tomba del Tuffatore”, intitolata all’archeologo Mario Napoli che scoprì la tomba nel 1968, è riservata all’esposizione delle cinque lastre dipinte e del particolare corredo funerario della rinomata tomba di età greca (470 a.C. circa), opera identitaria del museo, unica nel suo genere e oggetto di molteplici studi interpretativi. Nell’antistante cortile, in un dialogo ideale con la Tomba del Tuffatore, è presente dal 1972 un’opera di Carlo Alfano del ciclo “Tempi prospettici”, la prima installazione di arte contemporanea in un museo archeologico italiano: una vasca in marmo con acqua in movimento e cinque cilindri di vari materiali e altezze.
La sezione comprende anche alcune sale temporaneamente non visitabili, che presto saranno riaperte con un allestimento completamente rinnovato. La sala “Le necropoli” illustra i rituali e l’ideologia funeraria di età greca e lucana attraverso i corredi rinvenuti nelle tombe delle principali necropoli della città: è proprio dal mutare di abitudini, riti e usi funerari che si percepisce il passaggio dalla fase greca a quella dell’egemonia lucana. La sala “Il territorio” espone i reperti rinvenuti nel territorio circostante, specialmente nei santuari che formavano una sorta di “cintura sacra” intorno alla città. La sala “Le tombe dipinte” conclude la sezione con un focus sul tema della pittura funeraria di età lucana: oltre alle numerose lastre dipinte che illustrano l’evoluzione nel tempo dei sistemi decorativi e figurativi, l’allestimento include anche alcune tombe dipinte riassemblate per rendere visibile la struttura così come rinvenuta al momento dello scavo; in connessione con le lastre si espongono anche i relativi corredi.
Sezione “Paestum: dalla città romana a oggi”
La Sezione “Paestum: dalla città romana a oggi” (secondo piano) è intitolata all’archeologo Mario Torelli, che ne curò il primo allestimento nel 1999.
Il nuovo allestimento si snoda attraverso una ricca esposizione di sculture, epigrafi, monete e altri manufatti che ripercorre la storia di Paestum dalla deduzione della colonia latina nel 273 a.C. fino alle ultime testimonianze archeologiche risalenti all’età moderna. Le vecchie e nuove forme della religiosità, gli spazi pubblici e privati, la monetazione, i rituali funerari e la vita quotidiana della città sono presentati in una sala completamente rinnovata. Si espongono opere identitarie, come la celebre statua in bronzo del sileno Marsia rinvenuta nel Foro romano della città, ma si presentano per la prima volta anche reperti inediti provenienti da scavi recenti o selezionati attraverso una capillare ricognizione nei depositi del museo.
L’ultima parte del percorso di visita è dedicata alla riscoperta del sito archeologico nell’ambito del fenomeno europeo del Grand Tour, illustrata attraverso il volume di Giovanni Battista e Francesco Piranesi con incisioni dei templi (1778), appartenente alla collezione del museo, e dieci opere di proprietà della Fondazione Giambattista Vico con vedute di Paestum realizzate da viaggiatori ed eruditi del Settecento e dell’Ottocento. Documenti originali e fotografie raccontano l’avvio della grande stagione di scavi, studi e ricerche archeologiche nel Novecento, che proseguono ancora oggi nel segno della tutela e della valorizzazione dello straordinario patrimonio archeologico pestano.
Sezione “Oltre il museo” e Depositi
La nuova Sezione “Oltre il museo” (piano seminterrato) è dedicata alla visita dei depositi, che si estendono per circa 1350 mq e custodiscono milioni di reperti archeologici recuperati attraverso scavi sistematici, scoperte fortuite, sequestri o recuperi in seguito a scavi clandestini. Dal 2018 questi luoghi, tradizionalmente inaccessibili al pubblico e riservati agli addetti ai lavori, sono inclusi stabilmente nell’offerta culturale del museo.
Ogni giorno è possibile esplorarli partecipando alle visite tematiche.
Il personale dei Parchi vi condurrà dietro le quinte del museo, alla scoperta di storie inedite, antiche e contemporanee.
Protagonisti sono gli oggetti, ma anche gli archeologi, i restauratori, gli architetti e tanti altri professionisti che quotidianamente si prendono cura del nostro patrimonio culturale.
Il percorso inizia con la “Tomba del sequestro della Finanza”, una bellissima tomba a camera della necropoli in località Spinazzo di Paestum (prima metà del III secolo a.C.). I suoi blocchi decorati con pitture figurate furono recuperati dalla Guardia di Finanza a Taranto nel 1976 e riassemblati nel museo grazie a un delicato intervento di restauro. La scena principale, sulla parete di fondo, raffigura un giovane defunto accolto nell’aldilà da un anziano antenato che gli stringe la mano. Entrambi i personaggi sono seguiti da un corteo che si sviluppa sulle pareti laterali e sulla parete di ingresso. La tomba risale al periodo in cui si stavano consolidando i rapporti tra i Lucani e Roma in concomitanza con la fondazione della colonia latina di Paestum.
La visita prosegue nel settore dei depositi destinato a conservare centinaia di lastre dipinte appartenenti alle tombe dell’aristocrazia lucana di Paestum, che per la loro eccezionalità sono incluse nel fondo identitario del museo. Le pitture che vediamo oggi decoravano le pareti interne delle tombe ed erano parte integrante di un complesso rituale funerario: motivi decorativi, vegetali e scene figurate di straordinaria bellezza erano realizzati con vivaci colori e ricchezza di dettagli dagli artigiani locali in occasione della sepoltura del defunto. Le prime scoperte di tombe dipinte a Paestum risalgono agli inizi dell’Ottocento e sono proseguite fino ai giorni nostri grazie alle numerose campagne di scavi sistematici condotte nelle necropoli e ad alcuni rinvenimenti fortuiti.
La tomba del Tuffatore
La cosiddetta “Tomba del Tuffatore” è l’opera più rappresentativa del Museo archeologico nazionale di Paestum, unica nel suo genere e per questo inserita nel fondo identitario dell’Istituto.
Si tratta di un monumento davvero eccezionale, essendo l’unica tomba del V secolo a.C. dipinta con scene figurate tra quelle ad oggi conosciute nel panorama del mondo greco. Scoperta nel 1968 in una piccola necropoli in località Tempa del Prete, 2 km circa a sud dell’antica città di Poseidonia-Paestum, la tomba risale al 480-470 a.C. La cassa sepolcrale in pietra era composta da quattro grandi lastre laterali e da una lastra di copertura, al cui interno era deposto il defunto con alcuni oggetti di corredo.
Le pareti laterali e il coperchio della cassa sono rivestiti sul lato interno da uno strato di intonaco bianco e decorati con scene di particolare raffinatezza e significato simbolico dipinte con colori vivaci: sulle pareti laterali si sviluppa una scena di simposio allietata dai piaceri del vino, dalla musica e dal gioco del kottabos, mentre sul coperchio è raffigurata la famosa scena con il giovane uomo intento a tuffarsi in uno specchio d’acqua che ha dato il nome alla tomba. Secondo l’interpretazione più diffusa, la scena del tuffo non sarebbe una raffigurazione realistica, ma avrebbe un significato simbolico: il tuffo potrebbe rappresentare metaforicamente il passaggio dalla vita alla morte, il superamento del mondo reale e l’accesso a una forma di conoscenza ultraterrena, suggerendo forse un legame con le credenze di tipo misterico che iniziavano a diffondersi proprio in quel periodo e che si basavano sulla speranza di una sopravvivenza dopo la morte.
Molto particolare anche il corredo che accompagnava il defunto: una lekythos (contenitore per oli profumati) di produzione attica decorata con palmette e una lyra (strumento musicale a corde) fabbricata usando il guscio di una tartaruga ed elementi in ferro e avorio e del tutto simile a quella tenuta in mano da alcuni personaggi raffigurati sulle pareti laterali della tomba.
Le lastre dipinte lucane del Museo di Paestum
I depositi del Museo Archeologico Nazionale di Paestum conservano una delle più grandi collezioni di pitture di età classica: si tratta di circa trecento lastre dipinte pertinenti a poco più di ottanta tombe, rinvenute sia nelle necropoli della città ubicate a ridosso delle mura sia in quelle dei nuclei insediati nel territorio.
La sezione, chiamata “Oltre il museo”, conserva le lastre dipinte e allo stesso tempo racchiude il patrimonio figurativo della società lucana nel IV secolo a.C. Le pitture che vediamo oggi decoravano le pareti interne delle tombe dell’aristocrazia lucana con una tecnica pittorica simile all’affresco. Le decorazioni e le scene figurate, che solitamente ritraggono i giochi funebri, erano ottenute in maniera molto rapida, usando pochi colori: soprattutto il rosso, il nero e il giallo.
La scoperta delle tombe
Le tombe dipinte erano parte integrante di un rituale funerario in cui l’esecuzione delle pitture aveva la stessa importanza delle celebrazioni orali tendenti a esaltare la figura del defunto. Le prime scoperte di pitture funerarie a Paestum risalgono agli inizi dell’Ottocento e proseguono fino ai giorni nostri. Un contributo significativo alle scoperte viene dato da Mario Napoli a partire dagli anni Sessanta del Novecento, il quale ha profondamente rinnovato, arricchito e ampliato la conoscenza relativa alla pittura funeraria lucana.
Diari di Archeologia EP03 I Depositi del Museo di Paestum
I Parchi archeologici di Paestum e Velia sono un istituto del Ministero della Cultura dotato di autonomia speciale, iscritto dal 1998 nella lista del patrimonio mondiale UNESCO.