Marsia è una figura della mitologia greca, descritto come un sileno particolarmente abile con l’aulos, uno strumento musicale a fiato. La storia più nota che coinvolge Marsia è quella della competizione musicale con il dio Apollo, il Dio della musica e della poesia, che si concluse con la sconfitta di Marsia. La storia narra che un giorno Marsia, trovando un aulos abbandonato, iniziò a suonarlo, dimostrando un talento straordinario. La sua musica fu così affascinante da attirare l’attenzione delle Muse che, impressionate dalla sua abilità, lo sfidarono a una gara musicale contro Apollo.
Nonostante la straordinaria abilità di Marsia, la competizione vide il trionfo di Apollo. Non accettando la sconfitta Marsia reagì mostrando orgoglio, presunzione e arroganza verso il dio. Per punire la sua hybris Apollo inflisse a Marsia una terribile condanna: ordinò che fosse legato a un albero e scorticato vivo, costringendolo a subire una tortura lunga e cruenta che lo portò a una morte straziante e dolorosa.
Nella mitologia greca, Marsia divenne simbolo dell’hybris e della punizione divina per la presunzione, il che ne giustifica la rappresentazione in uno stato di agonia, legato a un albero e bendato, in diverse opere d’arte dell’antichità.
In epoca romana, la figura di Marsia assunse un significato diverso, divenendo l’emblema della libertas, ovvero la libertà politica, sociale ed economica conquistata dai plebei attraverso dure lotte.
La datazione dell’opera, realizzata dopo il 273 a.C. (ad eccezione della testa, datata al IV secolo a.C.), risale alla conquista romana della Città di Paestum, strappata alla confederazione lucana.
La presenza di pesanti anelli (compedes) alle caviglie del sileno, privi delle catene tipiche della schiavitù, lascia ipotizzare che l’opera rappresenti un Marsia affrancato e liberato dalla sua prigionia, e che la statua simboleggi il passaggio di Paestum dallo status di colonia a quello di municipium romano, con conseguente acquisizione della cittadinanza romana.
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