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Area Archeologica di Santa Venera

Il Santuario di
Afrodite-Venere

Il Santuario extraurbano di Afrodite-Venere è ubicato immediatamente fuori il tratto meridionale delle mura di cinta, in località Santa Venera, oltre il corso d’acqua Capodifiume e sulla strada che porta ad Agropoli. Il luogo sacro è frequentato ininterrottamente per quasi un millennio, dalla fondazione di Poseidonia fino alla tarda antichità, ed è dedicato al culto di origine orientale della dea Afrodite Urania, signora della vita e della morte. Qui avvenivano i riti di passaggio del mondo femminile e, in particolare attestata in età romana, la prostituzione sacra.

 

L’antico santuario purtroppo non è visibile nella sua interezza perché parte di esso è coperto dai capannoni dell’ex stabilimento della Cirio, la fabbrica di pomodori costruita agli inizi del 1900. All’opposto, si possono ancora ammirare i resti dei monumenti posti alle spalle del fabbricato industriale e riportati alla luce a partire dagli anni ’50. Intensi e di fondamentale importanza per la ricostruzione storica del sito furono gli scavi condotti negli anni ’80 dalla missione congiunta delle Università del Michigan e di Perugia. Oggi è in corso di realizzazione un importante progetto di riqualificazione dell’ex stabilimento della Cirio che darà vita a uno splendido e modernissimo centro culturale e a un nuovo accesso al Parco.

La storia dell’Area Archeologica di Santa Venera

La storia del luogo di culto inizia contemporaneamente alla fondazione della colonia greca di Poseidonia. Una prima monumentalizzazione del santuario avviene tra il 500 e il 480 a.C. quando sorgono i tre principali edifici intorno ai quali si svolgono il culto e i riti religiosi in età greco -lucana. Si tratta dell’Oikos, ovvero l’edificio di culto della dea che presenta una pianta singolare con un cerchio iscritto in un rettangolo, la Rectangular Hall un grande edificio rettangolare che ospitava rituali collettivi e una struttura minore detta South Building che serviva per la sosta e l’accoglienza dei fedeli. Al santuario si accedeva da ingresso monumentalizzato posto immediatamente dopo il corso d’acqua (Entrance Gate).

 

Con la nascita della colonia latina nel 273 a.C., l’aspetto del santuario di Santa Venera non ha grossi mutamenti, se non nel nome della divinità titolare del culto che ora è Venere Iovis. Le grandi trasformazioni architettoniche si registrano nella tarda Repubblica e, successivamente, tra la tarda età augustea e gli inizi dell’età tiberiana ad opera di due matrone romane imparentate tra loro e sacerdotesse del culto della dea. Dalle iscrizioni rinvenute durante gli scavi sappiamo che la matrona Sabina finanziò il restauro dell’Oikos e sua nipote Valeria non solo restaurò molti edifici, ma ampliò il santuario e costruì nuove strutture come una cucina e gli strongyla (basse nicchie a pianta circolare funzionali al bagno rituale delle fanciulle pestane, oramai piccole donne).

Foto della missione italo-americana durante gli scavi degli anni '80

I riti di passaggio nel Santuario

Nel santuario suburbano di Santa Venere avvenivano i riti di passaggio delle giovani nubende che, come Afrodite “nata dalle acque”, si bagnavano nelle acque del Capodifiume dopo aver avuto il menarca. La cerimonia del bagno aveva lo scopo di mostrare alla comunità delle donne, e tramite queste alle loro famiglie, la disponibilità delle fanciulle al matrimonio e la propria capacità riproduttiva acquisita con le prime mestruazioni.

 

Inoltre, a giudicare dal gran numero di ambienti di servizio, si può sostenere che nel santuario era presente un importante numero di schiavi che, viste le caratteristiche del culto tributato ad Afrodite-Venere, dovevano essere impegnati nella ierodulia, ovvero nella prostituzione sacra nota anche in altri santuari della dea del Mediterraneo.

Foto della missione italo-americana durante gli scavi degli anni '80

I Parchi archeologici di Paestum e Velia sono un istituto del Ministero della Cultura dotato di autonomia speciale, iscritto dal 1998 nella lista del patrimonio mondiale UNESCO.

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